top of page
Blog: Blog2
Cerca
Immagine del redattoreNouvelle Plague Teatro

#dietrolospettacolo: La violenza e il sacro.

Aggiornamento: 20 apr 2020


Nel primo contributo della nostra rubrica (1) abbiamo accennato alla figura del medico che in questo peridio di emergenza sanitaria sembra essere al centro della scena mediatica. Dico sembra per due ragioni: negli ultimi giorni il tema dell'emergenza sta slittando dal piano sanitario a quello economico, si prefigurano conseguenze economico-sociali ben più devastanti dell'epidemia tutt'ora in corso; inoltre, se medici e infermieri sono al centro del dibattito pubblico, lo sono però nella forma trasfigurata dell'eroe tragico e non nella contingenza oggettiva di lavoratori dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. La sanità, come tutti sappiamo, negli ultimi decenni, ha visto sacrificate molte delle sue risorse economiche - quindi impiegati, attrezzature e posti letto. Ciò che oggi ci costringe a casa non è tanto la gravità del virus, quanto l'impossibilità di contrastarlo con le strutture ospedaliere presenti (2). Come se non bastasse, per far fronte all'emergenza, il decreto-legge del 9 marzo chiamava a raccolta nuovo personale medico a condizioni di estrema precarietà: contratti di un anno non rinnovabili, straordinari non pagati e altre malefatte (3). Ogni giorno si denunciano le gravi condizioni di lavoro e aumentano i casi di contagio contratti dallo stesso personale medico, ad oggi circa seimila. Così, mi risuonano alla mente le parole di René Girard: «E' criminale uccidere la vittima perché essa è sacra... ma la vittima non sarebbe sacra se non la si uccidesse».

Tutta l'opera di René Girard si è concentrata esclusivamente su due fenomeni: il mimetismo e il capro espiatorio. Il primo, ampiamente sviluppato in Menzogna romantica e verità romanzesca, riguarda il carattere del desiderio umano: causa del conflitto generalizzato fra uomini, e minaccia strutturale del vivere associato. Il secondo, il capro espiatorio, argomentato nell'omonimo libro (4), è quel fenomeno che pone fine alla violenza reciproca e porta a costituire una pace momentanea, durevole fin quando il conflitto non tornerà a insinuarsi nel corpo sociale. Qui vorrei parlare de La Violenza e il Sacro, a cui in questi giorni, nonostante il proliferare di discussioni culturali, consigli di lettura critica, diffusione di strumenti teorici per capire il presente, da ogni parte, non è stata dedicata, che io sappia, una pagina – se non da Michael Jakob su Doppiozero (5). Per Girard, all'origine e a fondamento delle comunità umane, e quindi della cultura, sta l'omicidio collettivo. Vediamo di delinearne le ragioni.

Il desiderio, nell'uomo, è mimetico: non c'è la concorrenza per uno stesso oggetto perché avente un valore specifico, ma piuttosto un'originaria pulsione imitativa; ciò che si desidera profondamente non è la cosa, bensì essere un altro essere umano, ogni volta e in base alle circostanze, variabile, che, coscienti o incoscienti, istituiamo come modello. Questo altro possiede oggetti, attributi, relazioni, ruoli che, per il fatto stesso di essere suoi, saranno agognati dal soggetto desiderante. Schematicamente potremmo descrivere la dinamica così: soggetto → modello → oggetto. Questo è anche lo schema secondo cui agisce la pubblicità: desideriamo una macchina, degli slip, una specifica marca di acqua perché sono utilizzate e possedute da un personaggio che stimiamo, o, meglio, a cui vorremmo assomigliare, che, in realtà, vorremmo incarnare. Potremmo così spiegare anche il fenomeno, affatto nuovo, degli influencer. Noi abbiamo un desiderio fondamentale, essere altro, e questo desidero si nutre di infiniti specifici oggetti che non potranno mai del tutto saziarlo (6).

Tale struttura desiderante dell'individuo, rende la violenza reciproca elemento intrinseco delle comunità umane, ma l'orrore della sua pervasività spinge le stesse comunità a misconoscerne l'appartenenza. Seguendo l'analisi di Girard, nelle comunità primitive la violenza viene estromessa dall'umano, al pari delle calamità naturali, e, come queste, sacralizzata (7). Infatti, se volessimo riassumere la tesi dell'opera, almeno nella sua chiave etnologica, potremmo dire: la Violenza è il Sacro. Dobbiamo immaginare che la violenza intestina, nelle comunità precedenti al monopolio della forza (incarnata nella varie forme storiche da parte di qualche autorità) (8), una volta scatenata inaugura un ciclo di vendette potenzialmente infinito, tanto da condurre a disfacimento la comunità. Il capro espiatorio sorge come primo e fondamentale argine alla rappresaglia diffusa. Questo consiste nell'individuare unanimamente un singolo responsabile dell'escalation violenta, la vittima sacrificale, far convergere e poi scaricare su lui l'odio collettivo, e, eliminatolo con l'esilio o l'assassinio, ricostituire miracolosamente la pace nel corpo sociale. Il carattere miracoloso del prodotto del sacrificio, induce poi il corpo sociale a commemorare la vittima quale salvatrice: in vita odiata, in morte amata (9). Per arrestare la serie infinita di vendette però, l'immolato, deve essere un tassello marginale della comunità, appartenergli ma non del tutto – scongiurando il pericolo che qualcuno ne sposi la causa (10). Secondo Girard, nel fenomeno della vittima sacrificale, troviamo l'origine di ogni società umana: «La rottura fra animalità e umanità è costituita dall‘assassinio» (11). I rituali religiosi, i prodotti culturali e le istituzioni contemporanee stanno qui a bisbigliarne il segreto.

Girard setaccia la cultura umana in un lento processo di emersione, dal mito fondativo all'etnologia contemporanea, passando per la psicanalisi moderna, per decifrarvi il rapporto che l'uomo ha intrattenuto con questa verità fondamentale. Prendiamo il caso dell'Edipo nella tragedia sofoclea, a cui è dedicato un intero capitolo dell'opera in questione: Il re di Tebe è accusato dalla comunità, dopo un'attenta indagine iniziata da lui stesso, d'essere responsabile dell'imperversare della peste e quindi della disgregazione sociale. Espulso dalla città, sacrificato per riportare la pace, giunge a Colono dove verrà riconosciuto quale ospite sacro e benefattore. Edipo costituisce il tipo esemplare di vittima espiatoria. La sua storia, appena accennata, ci consente di tornare all'argomento d'apertura: lo smantellamento della sanità pubblica, mediante privatizzazioni e tagli, non è avvenuto per caso o sotto forma di piaga divina. Decennali strategie retoriche, che poi facendo i conti sono vecchie di secoli, di economisti, industriali e politici al loro servizio, hanno giustificato i tagli al pubblico e l'incentivo del privato, demonizzando i dipendenti pubblici, la scarsa efficienza e l'irresponsabilità come presunta conseguenza della mancanza di competizione di mercato (12) - l'espulsione di Edipo si è infatti potuta invocare mediante l'accusa d'incesto e parricidio, tremendo sfregio ai fondamenti dell'ordine culturale, e, quale più grande insulto all'imperativo capitalistico, se non lo “spreco” di cui pare responsabile la sanità pubblica? Con il contributo dei media, perlopiù privati, abbiamo modellato l'immagine della sanità in un pozzo senza fondo per le tasse dei contribuenti. Chi non si è mai lamentato apertamente delle interminabili attese al pronto soccorso? «E le tasse che paghiamo dove vanno allora?!» «Già, è tutto un magnamagna»...

Demonizzata l'istituzione, espropriategli le risorse e messa nella condizione di combattere una pièce tragica, oggi viene accolta a Colono come salvatrice – ormai cieca e decrepita (13). Ritornando alla citazione iniziale, è stato un crimine sacrificare la sanità pubblica, ma è stata la condizione essenziale per poterla oggi santificare. Infatti, a Girard, preme dirci che il Sacro è “ciò che domina l'uomo tanto più agevolmente quanto più l'uomo si crede capace di dominarlo”, e «se non sempre comprendiamo il religioso non è quindi perché ne siamo fuori, ma perché, almeno per l'essenziale, ci siamo ancora dentro» (14).


Nicolas Toselli




6 Pensiamo al Riccardo III, la cui vicenda, al fondo, forse, non racconta che questo.

7 Hybris tragica: l'eroe pecca di tracotanza e produce un'escalation di violenza, questa violenza però entra in scena come vendetta e punizione divina, come tempesta, calamità naturale. E, ancor prima, è solo con il contributo di Atena che Odisseo, tornato a Itaca, coltiva la furia che lo aiuterà poi a compiere la carneficina.

8 È il moderno sistema giudiziario che allontana - ma non risolve - il pericolo della vendetta, a noi così sconosciuto, limitandola a una rappresaglia unica e legittima.

9 Girard ci porta molti esempi tratti dal mito, dalla tragedia e dei casi religiosi più disparati. Richiederebbe tutta una specifica argomentazione, ma più a noi famigliare è il caso di Cristo.

10 «...se si osserva la gamma formata dalle vittime, in un panorama generale del sacrificio umano, ci si trova, a quanto pare, di fronte ad una lista estremamente eterogenea. Ci sono i prigionieri di guerra, ci sono gli schiavi, ci sono i fanciulli e gli adolescenti non sposati, ci sono gli individui minorati, e i rifiuti della società come ilpharmakos greco. In certe società, infine, c'è il Re» - La violenza e il sacro, René Girard; Adelphi (1992), pag. 27

12 La scelta della vittima sacrificale cade, come accennato, semplificando, sugli emarginati. Ma l'emarginazione non è un dato naturale, piuttosto un costrutto sociale, un prodotto. Nel nostro esempio le invettive rivolte al pubblico da parte degli alfieri del neoliberismo, ne hanno fatto, per l'opinione pubblica, un nemico per alcuni decenni - acrobatico capovolgimento!

13 L’ultimo rapporto del Global Healt Security Index, pubblicato in ottobre, giudica la capacità di affrontare l'emergenza pandemica di ogni paese, su una scala da 1 a 100. L'Italia ha un punteggio piuttosto alto nella capacità di rilevarne l'emergenza, 78,5 punti, probabilmente in ragione della dimensione pubblica e capillare del sistema; invece, drammaticamente bassa nel proteggere la sicurezza di medici e infermieri, 37 punti. Questi dati suggeriscono, forse, ciò che oggi cade nel misconoscimento mitico: la realtà oggettiva dei corpi al lavoro, che non sono appunto santi o angeli ma corpi umani, come tutti gli altri, che possono ammalarsi e perire. https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/03/14/coronavirus-covid-19-pandemia-imperarato/

14 La violenza e il sacro, Ibdem, pag. 43

47 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page