Alla ricerca di una pièce mai scritta.
All'interno della collana Oscar - opere di Italo Calvino, edita da Mondadori, vi è, come di consueto, dopo la presentazione di ciascuna opera, una cronologia degli eventi più importanti accaduti nel corso della vita dell'autore. Pare che, nel maggio del '66, Italo Calvino ricevette da Jean-Louis Barrault - una delle personalità teatrali più influenti del XX secolo - la proposta di scrivere un testo per il suo teatro. Non ci è dato sapere la risposta dell'autore, perciò ho iniziato a vagare in lungo e in largo, alla ricerca di quest'idea di testo, un testo-fantasma che potrebbe anche non essere mai stato scritto.
Digitando i nomi Calvino e Barrault sul web, appaiono ben pochi risultati attinenti e, già da pagina 2, iniziano a comparire tutte le cronologie contenute nelle edizioni Mondadori, le quali riportano esclusivamente la frase 'In maggio riceve da Jean-Louis Barrault la proposta di scrivere un testo per il suo teatro.' e poiché vi sono una trentina di opere edite recentemente da Mondadori, questa frase comincia a ripetersi in maniera ossessiva: maggio, Barrault, testo, teatro...
Improvvisamente Google books ci offre un collegamento interessante, apparentemente inutile e dall'aria un po' kitsch, a causa della copertina del libro in questione: Italo Calvino; LETTERS 1941-1985 (a cura di Michael Wood e Martin L. McLaughlin) con un ritratto dell'autore che pare un incrocio fra un fumetto noir e una di quelle caricature fatte in serie nelle piazze delle grandi città.
Osservando con maggiore attenzione mi accorgo che il nome Jean-Louis Barrault risulta presente nell'opera che sto consultando on-line - con la mente, inizio a ringraziare Martin McLaughlin, professore di italiano presso l'università di Oxford, e chiedergli scusa per aver dubitato del suo gusto estetico.
La fortuna vuole che la pagina 316 rientri fra quelle impossibili da visualizzare nell'anteprima. A questo punto, mi viene in aiuto la Fondazione Carlo e Marise Bo, che chiaramente possiede una copia della raccolta di Lettere, edita da Mondadori, che Calvino inviò fra il 1940 e il 1985.
La lettera di nostro interesse è stata scritta in francese, nel 1966, e indirizzata a François Wahl. A dire il vero, di questa paginetta, solo due righe hanno realmente a che vedere con la nostra ricerca. La riporto (quasi) per intero qui sotto, tradotta in italiano:
Caro François,
ricevo oggi la sua [lettera] del 2.
Qui, una serie di scioperi ha causato un ingorgo alla posta.
Il flusso di lettere sta per riprendere, ma non si ricevono prima di una ventina di giorni.
Per questa ragione, non ho visto La Quinzaine (mi sono abbonato perché qui non la si trova in vendita).
Ho visto Observateur e Express, non sono affatto male, ma rimangono entrambi ben lontani dall'essere delle letture soddisfacenti. Ad ogni modo, che l'insufficienza di critici sia la benvenuta, ammesso che riesca a provocare un suo scritto! Preghi, per piacere, l'ufficio stampa di inviarmi, per lettera, i ritagli degli articoli che non ho visto. Torno dagli incontri del Gruppo 63 a La Spezia (il Reggio Emilia di quest'anno).
Per me è stato molto interessante perché era la prima volta che mi trovavo a far parte di un evento del genere e, il fatto di vedere un'assemblea così severa e seria, mi ha piacevolmente scosso, per il suo grado di innovazione sia sul piano dei modi di scrivere, sia su quello dell'illuminazione prodotta dai testi presi in considerazione.
Ho imparato molto, devo dire. Detto questo, le mie riflessioni più accurate e critiche riguardano:
1) la debolezza dei critici [...] e la sensazione che dal punto di vista critico il lavoro di gruppo sia stagnante e che diversi testi restino oltre i mezzi critici del gruppo; 2) il terrorismo implicito nella denominazione d'"avanguardia" che pone il veto contro ogni tentativo di riuscita sul piano dell'opera [...] allo stesso tempo, 3) il terrorismo di quelli per cui l'avanguardia è l'immagine del rifiuto di ogni progetto letterario [...], terrorismo esercitato su i "vecchi" del gruppo che non hanno la capacità di controllare tale processo.
La prospettiva di una letteratura che oramai ha come orizzonte l'illeggibilità ha dominato il congresso.
[...] Ho ricevuto da Jean-Louis Barrault una lettera entusiasta, che non mi sembra essere d'ordinaria amministrazione, nella quale mi chiede di scrivere una pièce per il suo teatro.
Buona estate!
Italo
Ancora una volta insoddisfatta, chiudo il libro e mi chiedo: dov'è sarà andato a finire l'entusiasmo di Barrault? E la risposta di Calvino? Non sarà davvero stata una lettera d'ordinaria amministrazione? Forse cerco invano, o forse dentro a uno dei tanti cassetti, contenente preziosi frammenti di opere mai scritte che Calvino era solito conservare, vi è una bozza, un'idea di messinscena che ancora attende di essere realizzata.
Giulia Bocciero
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